Università di Siena

Medicina d'Urgenza in Europa

Gruppo di Studio, di Ricerca e di Lavoro


Piante e Bacche Pericolose - sez. 2

Belladonna (Atropa belladonna) - Famiglia Solanacee
Belladonna
È forse la pianta più nota, dal punto di vista farmacologico, della numerosa famiglia delle Solanacee, per il suo contenuto di atropina. Già il nome belladonna indica l'antica consuetudine femminile di instillare il succo della pianta negli occhi per ottenere uno sguardo sognante, molto apprezzato in altri tempi, in realtà dovuto a dilatazione pupillare e paralisi dell'accomodazione.
La belladonna cresce nella zona montana e submontana, nei boschi ombrosi delle Alpi e dell'Appennino.
È una pianta erbacea a radice rizomatosa, alta fino ad un metro e mezzo; presenta piccoli fiori caliciformi di color porporino-violaceo e bacche nere, lucide, delle dimensioni di un'amarena.
I bambini possono essere attratti dall'aspetto invitante delle grosse bacche confuse con gli appetitosi frutti del sottobosco, soprattutto con i mirtilli. Tutta la pianta, ma soprattutto le bacche, possono dare una sintomatologia tossica, comune peraltro ad altre piante della famiglia delle Solanacee, conosciuta come sindrome anticolinergica.
I sintomi sono condensati in una vecchia filastrocca inglese:
caldo come una lepre (aumento della temperatura corporea)
cieco come un pipistrello (dilatazione pupillare e paralisi dell'accomodazione)
secco come un osso (blocco della sudorazione e della salivazione)
rosso come una barbabietola (congestione del volto e del collo)
matto come una gallina (eccitazione psico-motoria, allucinazioni).

Canapa (Cannabis sativa) - Famiglia Moracee
Originaria dell'Estremo Oriente e della regione himalayana, è una pianta annuale a fusti eretti, alta fino a 2 m, con la radice a fittone abbastanza profonda e con foglie molto caratteristiche, digitate, di forma quasi a stella.
È una specie dioica, nel senso che i fiori femminili e i fiori maschili sono portati da piante diverse. I semi, che nelle regioni temperate del continente europeo maturano in settembre sono molto appetiti dagli uccelli; questi non risultano avvelenati da tale consumo, nè divengono dipendenti da esso.
È una pianta ampiamente sfruttata dall'uomo. Mentre in Europa alcune sottospecie vengono coltivate per ottenerne fibre tessili, in altri parti del mondo (America del Sud, Africa, Estremo Oriente) la pianta viene estensivamente coltivata per trarne sostanze stupefacenti. In particolare da foglie e fiori essiccati si ottiene la marijuana, mentre l'hashish deriva dalla secrezione resinosa dei fiori femminili.
Il quadro sintomatologico è dose-dipendente: una lieve euforia con sensazione di benessere conseguono al consumo, per inalazione o ingestione di piccole quantità della sostanza, mentre l'intossicazione grave da luogo a stupore, sedazione e depressione del sistema nervoso centrale.
Canapa

Celidonia (Chelidonium majus) - Famiglia Papaveracee
Celidonia
La celidonia, il dono del cielo (coeli donum), così chiamata dagli alchimisti del Medioevo, perchè ritenuta dotata di poteri soprannaturali, è una pianta erbacea perenne, che cresce spontanea nel sottobosco non troppo ombroso e attorno alle case.
È alta 20-40 cm, dotata di fusto eretto, coperto da una fine peluria e secernente un lattice arancione, se viene spezzato. La sua fioritura è precoce, all'inizio della primavera, con piccoli fiori di color giallo-oro di odore non gradevole.
Tutte le parti della pianta e specialmente le radici risultano tossiche per il loro contenuto in alcaloidi, il pricipale dei quali è la chelidonina. Dopo ingestione i sintomi generali consistono in bruciore della cavità orale e della gola, dolori addominali, vomito, diarrea, perdita di coscienza, coma. Dopo contatto con il lattice secreto dai fusti spezzati è frequente la comparsa di dermatiti; stomatiti anche gravi e gastroenteriti emorragiche possono invece conseguire all'ingestione delle radici o di altre parti della pianta.

Cicuta (Conium maculatum - Aethusa cynapium - Cicuta virosa) - Famiglia Ombrellifere
Sono tre le specie di Cicuta, tutti e tre appartenenti al genere delle ombrellifere e tutte velenose.
Cicuta maggiore (Conium maculatum): è la più comune, passata alla storia per essere stata la bevanda mortale di Socrate. È una pianta erbacea, alta fino a due metri, con caratteristiche macchie rosso vinoso sul fusto e dai piccoli fiori bianchi disposti ad ombrella. La pianta può essere confusa con il prezzemolo quando è giovane, ma se ne distingue per uno sgradevole odore di urina di topo. La sostanza tossica è la coniina.
Cicuta minore (Aethusa cynapium): somiglia molto alla precedente, da cui si differenzia per l'intenso odore di aglio. La sostanza tossica è la cinapina che al pari della coniina determina un quadro tossico caratterizzato da nausea, vomito, rallentamento della frequenza cardiaca e progressiva paralisi muscolare che conduce all'insufficienza respiratoria ed arresto cardiaco.
Cicuta acquatica (Cicuta virosa): cresce in zone acquitrinose con fusto alto e fiori bianchi ad ombrella. La sostanza tossica è la cicutossina che determina precoce comparsa di vomito e la diarrea; quindi, dopo circa una-due ore compaiono le convulsioni.
Attenzione all'assunzione di allodole e altri piccoli uccelli, cacciati nel periodo primaverile. I volatili sono resistenti agli effetti della cicuta ed in primavera si nutrono dei germogli che appena spuntati sono inodori. Sono stati segnalati casi di intossicazione, con una sintomatologia simile a quella precedentemente descritta per la cicuta, dopo ingestione di volatili.
Cicuta

Cocomero asinino (Ecballium elaterium) - Famiglia Cucurbitacee
Cocomero asinino
È una pianta tipica dei paesi mediterranei, originaria dalle regioni aride dell'Africa settentrionale. In antichità è stata usata da Egizi, Greci e Romani come purgante drastico. Chiamata anche elaterio o sputaveleno, è alta 20-40 cm e cresce nei terreni incolti, ai margini dei campi, un pò ovunque nelle regioni peninsulari litoranee e nelle isole. È una pianta erbacea perenne, strisciante, dotata di un fusto prostrato, coperto di pelli ruvidi. I fiori di color giallastro, venati di verde, simili a quelli del melone, sono situati all'ascella delle foglie. È molto caratteristica per questa pianta la modalità con cui avviene il distacco del frutto. A maturazione avvenuta, infatti, i gas presenti all'interno del frutto raggiungono una pressione critica ed il frutto stesso, simile ad una grossa ghianda verde, si stacca bruscamente dal pedunculo, spontaneamente o al minimo contatto; i semi e la sostanza mucillaginosa in cui sono contenuti vengono spruzzati a distanza, mentre la capsula vuota viene lanciata in direzione opposta per reazione.
Il quadro tossicologico, causato sia dalla ingestione che dal contatto cutaneo con la pianta, è costituito dai sintomi di una violenta gastroenterite: nausea vomito e diarrea muco-sanguinolenta.