novembre 2006

A Lecce una certezza per i malati di tumore

Poche ore fa il grande attore Sean Connery ha rivolto dure critiche a Hollywood: "Ho deciso di non lavorare più perché nell'industria cinematografica c'è troppo divario tra chi capisce di film e chi ha il potere di farli". Lo abbiamo appreso dalla stampa proprio il giorno dopo l'opinione di Piero Quarta Colosso medico radiologo in struttura convenzionata leccese su Massimo Federico medico oncologo in struttura universitaria modenese (quest'ultima notizia acquisita grazie alla nostra consorte salentina che segue con cura le vicende della terra natìa). La lettera scaturisce da una polemica locale in merito al costo della consulenza affidata dal direttore generale della azienda sanitaria leccese all'illustre studioso nonché cattedratico universitario di salentina origine: chi scrive vive e lavora da sempre nella città del Palio cui in pellegrinaggio ormai generazionale si sono recati innumerevoli studenti dalla regione salentina per accreditarsi prima in medicina e poi nelle varie specializzazioni mediche. Conosciamo pertanto uomini e cose della sanità salentina in forma indiretta, ma sappiamo in ragione del nostro compito istituzionale misurare meriti scientifici e capacità cliniche di chiunque sul pianeta si dedichi ad analoghe attività. Esistono in effetti criteri e metri quali il fattore di impatto scientifico (impact factor), i risultati clinici conseguiti (dati epidemiologici), le indagini anche giudiziarie espletate (relazioni peritali): ebbene, da tali fattori obiettivi e non opinabili emerge con evidenza che Piero Quarta Colosso in radiologia medica e Massimo Federico in oncologia medica rappresentano il top nel panorama nazionale e presentano però un solo grave difetto, che in una società civile e soprattutto sana di mente costituirebbe preclara virtù: l'umiltà. In questo caso alla ribalta non v'è la possibilità di fare buona cinematografia bensì di salvarsi la pelle dal male che se adeguatamente affrontato risulta debellabile e anche prevenibile (Veronesi docet). Eppure anche a fronte di simili presupposti la polemica è senza freni inibitori perché la morte fa paura solo quando tocca di persona, altrimenti il fumatore non smetterebbe solo dopo una bella radicale laringectomia… Vanità ci porta a ricordare che fummo chiamati in quel di Gallipoli a promuovere (gratis et amore Dei) l'iniziativa oncologica del Professor Federico nel territorio salentino ("un mare di firme") e davanti ad una attenta affollata platea di amministratori aziendali e comunali tentammo di esorcizzare il malcostume della maldicenza - volta a masochisticamente boicottare ogni anche salvifica impresa - con cui è d'uso "fantasticare" nella cosiddetta moderna società. Cassandre fummo, come i fatti odierni ben attestano.