settembre 2008

Giustizia e giornalismo in Italia

Toghe lucane è una inchiesta giudiziaria e giornalistica che fa onore ad alcuni eroi contemporanei: su tutti al Magistrato Luigi De Magistris e poi al Capitano Pasquale Zacheo, alla Professoressa Albina Colella, ai Giornalisti Carlo Vulpio, Gianloreto Carbone, Nino ed Emanuele Grilli, Nicola Piccenna, che è stato il primo ad accedere agli atti, benchè questi fossero disponibili da ben venti giorni, dato questo sconcertante e attestante la totale colpevole indifferenza della popolazione (che così si conferma formata da persone non idonee e neppure inclini a diventare civili cittadinicivili cittadini! Malgrado il sussiego pensieroso e frettoloso osservabile in qualsiasi passante odierno...) e degli addetti ai lavori. In queste ore città frequentate da chi scrive sono "prese" da ben altri affari, senesi in preda ai postumi del Palio e ai suoi costumi colorati, leccesi ad affollar la Prefettura per la presentazione delle divise dei campioni calciatori "firmate" dall'alta moda. Né pare che tiri aria di maggior consapevolezza nelle altre lande italiche, da quelle caotiche delle metropoli ai mille borghi dormienti...
Eppure sol che si rivolga un minuto d'attenzione al contenuto della indagine da poco conclusa alla Procura di Catanzaro, anche se non si è dotati di diplomi di laurea, non si può che sorprendersi di fronte ad un quadro che, al di là degli aspetti e delle fattispecie di pertinenza e rilevanza penale, dovrebbe far tremare chiunque, pur non interessato alla questione criminale e privo del benchè minimo afflato etico, abbia a cuore il proprio spazio vitale, la possibilità di agire nella società, la speranza nel futuro.
Ove poi si è a conoscenza della persecuzione morale e materiale che ha scandito l'attività degli artefici di questa eroica resistenza al malaffare sistematico che peggio di un cancro ha corroso non una regione ma l'intera società italiana, si comprende anche il senso di alcune vituperate affermazioni, in particolare del De Magistris: <<... oggi, deviati sono quei pochi magistrati che fanno inchieste, i pochi giornalisti che scrivono, gli investigatori che fanno il loro dovere.>> O: <<... fino a poco tempo fa si parlava di singoli che deviavano: politici, giornalisti, magistrati e persino agenti dei servizi. Ora invece deviati sono considerati quelli che cercano di contrapporsi a quella che ormai è una metastasi. Non scherziamo. Qui andiamo davvero verso la crisi finale dello Stato di diritto.>>
Sagra dell'evidenza per noi avvezzi e inclini a ricercare – anche per mestiere – quel che celano le apparenze e a scoprire i tasselli della umana vicenda e gli alibi della diffusa indifferenza, ideale humus per i coltivatori di menzogne e i pifferai magici che infestano istituzioni, partiti, logge, sindacati, chiese, mafie, lobby, congreghe variamente assortite. Del resto il massimo per l'italiano verace è dichiarare di farsi i fatti propri, salvo strepitare quando sente sofferenza personale per un callo proditoriamente pestato! Amicale e leale il grido al sottoscritto rivolto da giuristi e cattedratici, con veemenza protesi a sostenere la propria assoluta refrattarietà anche alla semplice conoscenza di analoghe questioni e fattispecie.
Quid iuris? Sarà bene – se si vuol tentare di amministrare ancora la giustizia – non farlo nel nome del popolo italiano, cui la cosa non solo non frega, ma disturba assai (e lo riscontriamo già nel microcosmo dei nostri rapporti più privati e personali scanditi dal solito: macchitelofafffare? Mallasciaperdere!). I soldi... solo i soldi... sempre i soldi... fortissimamente i soldi... a qualsiasi costo... Questo soltanto alberga nei cervelli e nei cuori di una umanità non a caso definita "mucillagine" dall'ultimo Rapporto Censis. Come l'amico Nicola Piccenna ha avuto modo di constatare nei 113 faldoni e relativi supporti informatici siam tutti coinvolti fino al collo, a vario titolo: rari gli eroi, molti i malavitosi, innumerevoli gli inconsapevoli, sia tra i complici che tra i fiancheggiatori, sia tra le vittime dirette che tra quelle non elencate negli atti ma non meno derubate di felicità e futuro, defraudate in maniera subdola e decisiva di risorse ambientali ed energetiche, derise nell'eventuale aspirazione alla tutela dei propri inalienabili diritti, offese in dignità e decoro.
Basterebbe chieder conto di dove e come viene estratto il "nostro" petrolio in Lucania o del perché non si è ancora mai indagato sulle ragioni reali della cospicua presenza di idrocarburi nel miele della Lucania. O di dove e come sono stati alienati macchinari e laboratori della Barilla a Matera o del perché la farina con la ocratossina ha consentito di imbandire tante tavole di famiglie, scuole, mense, ristoratori, etc. O delle ragioni che han consentito al Pubblico Ministero Cazzetta di far cercare altra sostanza tossica e logicamente di farle annotare che "...grazie a Dio non si rileva alcuna presenza di detta sostanza!".
Perché scriviamo così? Falcone a chi gli chiedeva perché si esponeva (andava anche ai salotti televisivi a parlare del proprio lavoro! Se oggi De Magistris appare un minuto viene censurato dai vari D'Alema, Violante e compagni...): "...per spirito di servizio!". Noi rispondiamo che è l'effetto di una innata curiosità verso la conoscenza oltre che l'istinto naturale che ci allerta quando il rischio è a livelli di guardia.